La chiesina di S.Rocco

Le origini di questo  " piccolo tesoro" d'Arte risalgono agli inizi del Sec. XVII.

Da un esame documentale in loco si è trovato scritto che fu eretta nell'anno MDCXXXVII (1637) da un certo Egidio di Gian Paolo della Roccha.

Già nello Statuto di Roccha del Vecce del Sec XVII si accennava ad una Chiesa di San Rocco, in aperta campagna.

Le sue dimensioni non sono grandi ma sufficienti ad accogliere la sua omonima confraternita.

Nell'angolo sinistro è situata una porticina, oggi chiusa, ma che all'origine era di accesso laterale e veniva chiamata, volgarmente, "Porticina della Morte".

Il soffitto, in mattone cotto, è a capriata longitudinale e l'altezza massima è di m. 3,80 coincidente con il centro absidale.

La costruzione generale portante è di "sasso locale" senza particolari motivi architettonici e misura m.7 in lunghezza, m.5 in larghezza con una facciata di m.6.

Da osservare che la facciata di detto tempietto, ad ampia arcata semicircolare, un tempo era ad intonaco, con una rappresentazione in graffito, simile per soggetto, alla pittura absidale: il trittico dell'Altare ci tramanda la Madonna con il Bambino Gesù in braccio. 

A sinistra è rappresentato San Rocco con il suo caratteristico saio, il bastone ed indica una sua piaga sulla coscia destra. 

A destra., San Sebastiano legato ad una colonna e trafitto da tre frecce, al capo,al costato, e al braccio.

Le altre immagini: 

IN CORNU EVANGELII: San Sebastiano trafitto, in grandi proporzioni; Madonna con ampio manto, colorito e ai suoi piedi figure di peccatori con saio; San Gorgonio, protettore contro la folgore; Santa Maria Maddalena , con manto riccamente ornato e nella mano destra ampolla con Aloe.

IN CORNU EPISTOLAE: doppia immagine di San Rocco, una con la data di erezione del Tempio, l'altra con bastone e saio e una piaga sulla coscia sinistra.; San Michele Arcangelo che trafigge Lucifero ai suoi piedi, e l'ultima probabile, la figura di San Francesco d'Assisi, in posizione frontale.

Nella devozione cristiana tutte queste figure di Santi sono taumaturgiche:

San Rocco era ausiliatore contro la peste, tutelava gli animali dalle epizoozie e, la vigna dalla filossera.

San Sebastiano tutelava arcieri e balestrieri.

Santa Maria Maddalena era invocata non solo dalle peccatrici redente o da redimere, ma anche dai profumieri, giardinieri e carcerati.

San Gorgonio era invocato contro le intemperie e la siccità; San Michele Arcangelo proteggeva dal Demone: San Francesco rappresentava il simbolo massimo di povertà universale.

Durante i lavori di restauro è stato rinvenuto sotto il solaio, una sepoltura comune, visibile dai due lucernari e dove sono ancora presenti resti ossei.

Come già detto, la chiesa era sede dell'omonima confraternita ma anche luogo dove venivano praticate le "fumigazioni", ritenute efficaci per guarire dalle malattie, anche dalla peste. 

La peste, il flagello del medioevo

Si credeva che la malattia provenisse dalla strana inclinazione dei pianeti oppure dai cattivi odori che provenivano dal sottosuolo.

In verità la malattia proveniva dalla pulce e si diffondeva sempre più per via delle scarse condizioni igieniche, le fogne a cielo aperto ecc. 

Quando si era malati si veniva ben presto rinchiusi in un lazzaretto e al momento della morte si veniva seppelliti in fosse comuni. 

Per curare la peste si usavano erbe, tabacco, mazzi di fiori ecc.

La Chiesa credeva che la peste fosse una punizione divina per i tanti peccati commessi in passato.

È stato stimato che all'epoca vi fosse almeno una famiglia di ratti per abitazione, con almeno 3 pulci per ratto. 

Ciò sarebbe stata una delle concause che facilitarono la diffusione dell'epidemia.

La gente si mise alla ricerca dei responsabili, identificati nei vagabondi e negli untori

La folle paura di presenze diaboliche giustificò una vera e propria caccia all'untore da parte all'autorità che si servirono di tutti gli strumenti allora previsti: denunce anonime, torture, brutali esecuzioni in pubblico

La peste bubbonica dava i primi sintomi sotto forma di vomito, cefalea, nausea, dolore articolare e malessere. 

La temperatura corporea (accompagnata da brividi) saliva fino a 38,5°- 40,5° e il polso e la respirazione del soggetto colpito aumentavano. 

Nei casi fortunati la febbre scendeva in 5 giorni e si guariva nel giro di due settimane; mentre nei casi più sfortunati nel giro di 4 giorni si moriva. 

Per la peste polmonare invece la morte avveniva 2-3 giorni dopo la prima comparsa dei sintomi. 

La peste setticemica provocava la morte nello stesso giorno in cui i sintomi si presentavano.


Rimedi alla peste: controlli sugli uomini e sulle merci, fumigazioni, quarantena delle merci, chiusura delle case infette 

Cure mediche: salassi, incisione dei bubboni, fumigazioni

Rimedi religiosi: lasciti, processioni, culti di immagini, ex voto ai santi guaritori.


La peste paralizzò la vita economica, sconvolse gli usi sociali, imbarbarì la sensibilità collettiva. 

I sopravvissuti raccontarono della fuga dei più ricchi e previdenti dalle città infette, di uomini, donne e bambini abbandonati anche dai parenti più stretti e lasciati a morire da soli, di mucchi di cadaveri gettati in fosse comuni coperti di calce. 

Testimoniano anche lo stupore, lo sgomento e l'impotenza dei contemporanei di fronte a una tragedia volta a volta attribuita alla collera divina, alla "corruzione" dell'aria, alla malvagità di untori ebrei, ad una funesta congiunzione astrale. 

Ma non dicono, perché non potevano saperlo, che si trattava solo dell'inizio di un ciclo di epidemie destinato a durare molto a lungo.


I Santi protettori dalla peste:
 

San Sebastiano:

nativo di Narbona e cittadino di Milano, nella prima metà del secolo V era una guardia pretoriana di Diocleziano e svolgeva una intensa attività caritativa verso i bisognosi. 

È il principale santo protettore invocato contro la peste; durante il suo martirio venne condannato a morte mediante il supplizio delle frecce e sopravvisse miracolosamente ai colpi infertigli dai commilitoni.


S.Rocco:

Era francese, nacque a Montpellier in una famiglia agiata della grande borghesia mercantile tra il 1345 ed il 1350. 

Secondo la tradizione, una volta morti i genitori e donate ai poveri tutte le sue ricchezze, lasciò la Francia e venne in Italia, dove infuriavano pestilenze e guerre, con lo scopo di curare i pellegrini ammalati. 

 A Piacenza, dove giunse nel luglio 1371, mentre assisteva gli ammalati di peste dell’Ospedale di Santa Maria di Betlemme, si ammalò egli stesso. 

Tormentato da un dolorosissimo bubbone all’inguine, si ritrovò cacciato dagli altri ammalati, stanchi dei suoi lamenti. 

Trascinatosi fino a Sarmato (a 17 km dalla città), Rocco si riparò in una grotta ad aspettare la morte. 

Fu un cane che lo salvò, la bestiola, accortasi della sua presenza e della sua sofferenza, gli portò ogni giorno un pezzo di pane, fino alla sua guarigione. 

San Rocco una volta guarito, non tornò in Francia, ma riprese la sua attività a favore degli appestati per la quale ancora oggi è ricordato.

S. Antonio Abate:

era un eremita che viveva nel deserto. La sua vita, che si svolse attorno all’anno 340, sotto Costantino imperatore, fu narrata da Anastasio. 

Viene raffigurato spesso con un maialino, che forse indica il demonio piegato e vinto. 

Non è chiaro il rapporto tra sant'Antonio abate e la peste, ma anche lui venne invocato, forse a causa delle numerose rinuncie e privazioni e della ben nota santità della sua vita.